• Centro Depressione Ansia e Attacchi di Panico - Corso Marconi 2 (ang. Via Nizza)
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  • «Sono Allegra, ho vent’anni, e parlare di depressione ancora oggi, nel duemilaeventi è ancora un taboo, e la stigma è ancora presente. Parlarne, è difficile. Si ha paura di essere giudicati, e ci si vergogna dei propri sentimenti, della propria malattia. Una malattia che ti corrode nell’animo fino a farti sentire vuoto. Per gli altri tu ci sei, sei vivo, ma ti muovi come uno spettro, e ti senti morto. Il mio percorso verso il baratro è cominciato con l’insonnia qualche anno fa. Il turbinio di emozioni e di pensieri mi ha iniziato ad intrappolare pian piano, finché non mi sono sentita come dentro una campana di vetro. Non c’era una notte in cui dormivo, facevo fatica a tenermi sveglia, e il mondo intorno a me è diventato cupo: ho iniziato a perdere aspirazioni, sogni, e ho iniziato a vedermi in modo differente. Vedevo il mio volto distorto, tremendamente brutto, e ho iniziato ad odiarmi. Da quel viso che vedevo brutto, pian piano, ho capito che mi sentivo intrappolata non solo dall’insonnia stessa, ma dal mio stesso corpo che percepivo estraneo, così è iniziata una dipendenza dagli zuccheri, e dal cibo dolce, come per riempire l’amaro della mia vita. E così sono arrivata al binge-eating, non smettevo di mangiare, e le notti, con i mal di pancia, erano diventate ancora più caustiche. Emergevano pensieri tetri nella mia testa, finché, l’ultimo anno del liceo ho iniziato a farmi del male, per me nulla aveva un senso, tutto ciò di cui mi circondavo era privo di valore, nonostante fossi conscia delle persone che avevo accanto, e cercavo di essere energica, determinata… dentro di me c’era un pendolo che oscillava dal pianto incontrollato, all’apatia. Tutto ciò, dovevo tenermelo per me. Finché, proprio quando l’insonnia prese piede nella mia vita, rovinandomela, ripresi a riscrivere, e ho pubblicato proprio quest’anno il mio primo libro sulla depressione ‘La sconfitta del cane nero, quindi la scomparsa dei disfatti e dei vinti’ con la PAV edizioni. Così, la scrittura, in quanto catarsi, mi ha mantenuta viva, ricordandomi chi fossi. Non c’è un giorno in cui io non scriva, non solo per me stessa, ma anche per gli altri, per diffondere consapevolezza su temi delicati ancora oggi giorno. Non è lontano il tempo in cui i depressi venivano rinchiusi in manicomi, stigmatizzati, sottovalutati. Ma cosa può curare se non l’amore? Un amor sia proprio, che condiviso. Dobbiamo tutti abbracciarci per fronteggiare le difficoltà, accogliere noi stessi, il nostro dolore. Ancora oggi, quel malessere si annida dentro di me, e in questa quarantena è emerso come una fiumana distruggendomi ancora di più. Sono guarita? No. Il percorso verso la guarigione è ancora lungo, i pianti, gli attacchi di panico ci sono giornalmente. Il mondo mi appare ancora offuscato, come la vista di un miope. Poche cose mi appaiono vivide, e quando cerco di afferrarle sembra di toccare il vuoto. Delle volte, nella mia testa vedo un cappio, e uno sgabello, vorrei immaginarmi al suo posto invece la brezza del mare, uno splendido oceano che con le sue onde calme mi travolge delicatamente la pianta dei piedi, o anche un immenso prato, pieno di fiori colorati e profumati illuminati dai raggi vividi e aranciati del crepuscolo. Vorrei sentire il calore di un abbraccio di conforto, non dagli altri, ma da me stessa, vorrei che quella Allegra che mi rimprovera, mi urla quanto io sia tremenda, insignificante, in realtà mi baci sulla fronte, mi coccoli, e mi faccia i complimenti, perché merito di avere tranquillità, merito di essere amata da me stessa e nessun altro, merito di essere carezzata da quei splendidi raggi estivi. Lo meritano tutti. Invece dilaga solo odio verso gli altri e verso se stessi, non vi è più sensibilità, comprensione o gentilezza nel mondo circostante. Ed io stessa, astiosa nei confronti di un mondo a me iniquo, vivo questa esistenza tediosa. Sono arrabbiata, sfinita, poiché non ho nulla in cui credere, e neanche i piccoli successi da me raggiunti sembrano soddisfarmi. È vero, lo vedo dentro di me che c’è del buio, ma delle volte, mi ricordo anche che devo accendere la luce, e in quella terra arida che rende colmo il mio cuore, c’è una piccola pianta che vuole crescere. Permettiamo a noi stessi di accogliere anche la pioggia, poiché solo così le piante crescono, con il sole sì, ma anche con l’acqua piovana.»