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  • Riportiamo di seguito quanto evidenziato dalle più recenti ricerche epidemiologiche e statistiche su alcuni aspetti del Disturbo Depressivo.

    Diffusione della depressione

     

    In Italia almeno 1,5  milioni di persone  soffrono di depressione  mentre  il 10% della popolazione italiana, cioè circa 6  milioni  di persone,  hanno sofferto almeno una  volta, nel  corso della  loro vita,  di un episodio depressivo. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’anno 2020 la depressione sarà  la  seconda  causa  di  malattia,  dopo  le  malattie  cardiovascolari,  in  tutto  il mondo,  Italia compresa.

    I familiari coinvolti

     

    La depressione è fonte di sofferenza, oltre per chi ne è affetto, anche per i familiari e, tenendo conto che, per ogni paziente, sono coinvolti almeno due-tre familiari,  il  numero delle persone coinvolte indirettamente dal disturbo depressivo è di 4-5 milioni.

    Costo sociale

     

    Il costo sociale della depressione,  inteso come  ore lavorative annue perse  a causa del  suddetto  disturbo, è in Italia  di circa 4 MLD di € l’anno.

    Le fasce più a rischio

     

    Le sindromi depressive colpiscono soprattutto la popolazione anziana (over 65) e  il  numero di anziani sofferenti  di  depressione  è  destinato  a  salire per  il  progressivo  invecchiamento  della popolazione. Per quanto riguarda  la diffusione  in rapporto al sesso, le donne, soprattutto nella  fascia d’età  compresa tra i 40 e i 50 anni, sono colpite in misura doppia rispetto agli uomini.

    Ricadute dopo il primo episodio depressivo

     

    Le statistiche dicono che, se una persona  ha  avuto un episodio depressivo,  ha  il 50 per cento di probabilità di averne un altro nell’arco della sua  vita. Questo significa  che  metà delle persone che hanno avuto un episodio depressivo, una volta guariti, poi stanno bene per sempre. Se  l’individuo ha avuto due episodi depressivi,  la probabilità che  ne  abbia un terzo sale al 75 per cento. Questa percentuale raggiunge  il 90 per cento se  la persona  ha avuto  tre episodi depressivi. Quando gli episodi depressivi diventano quattro o cinque o di più è praticamente sicuro che avranno altri episodi. Le ricadute hanno un andamento prevalentemente stagionale e sono statisticamente più frequenti nei mesi di marzo-aprile e ottobre-novembre.

    Depressioni diagnosticate e curate

     

    A causa dei molti pregiudizi presenti nei confronti del disturbo depressivo, solo il 25% dei pazienti (cioè uno su quattro) consulta  lo specialista cui  compete  la cura, cioè  lo psichiatra. Eppure nella maggior parte dei casi le fasi acute del disturbo, con un’adeguata terapia, regrediscono nel giro di 4-6 settimane.

    Depressione post-partum

     

    Dopo la  nascita di  un  bambino può capitare che  la donna si  senta triste senza  motivo,  irritabile, incline al pianto, “inadeguata” nei confronti dei nuovi ed impegnativi compiti che la attendono.  Nella maggior parte dei casi tale  stato d’animo  è del tutto fisiologico e nel giro di pochi giorni questi sentimenti  negativi passano.  Si parla  in questi casi di “baby blues” e si stima che circa  il 70%-80% delle donne ne soffra. Ben più seria e sicuramente da affrontare con  l’aiuto di uno specialista è  la “depressione post- partum”, che  ha  invece  le caratteristiche della  vera e propria crisi depressiva. Si può stimare che ogni anno le donne che soffrono di tale disturbo siano da 50.000 a 75.000, cioè il 10% delle donne che portano a termine una gravidanza. Tale disturbo va differenziato dalla psicosi puerperale, che colpisce 1-2 donne su 1000, si manifesta subito dopo il parto o entro 48-72 ore ed è caratterizzata da stato confusionale, gravi oscillazioni del tono dell’umore, comportamenti eccentrici, deliri e allucinazioni.

    Sintomi depressivi e ansiosi

     

    Nel 50% dei casi i sintomi della serie depressiva sono presenti assieme a quelli della serie ansiosa. In più del 90% dei  casi  pazienti depressi, soprattutto anziani, presentano sintomi  somatici:  mal di schiena, mal di testa, dolori, sintomi gastroenterici.

    Rischio anticonservativo

     

    Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Organizzazione  mondiale della Sanità, nel 1999  i  suicidi  in Italia sono stati 4115. La categoria più a rischio è quella degli anziani sopra i 65 anni, specialmente se vedovi e socialmente isolati. Il fenomeno è però in preoccupante aumento nella fascia tra i 15 e  i 24 anni di età. Secondo  una  ricerca  pubblicata  nel  gennaio  2007  dalla  Commissione  Europea  per  la  Salute Mentale, circa 58.000 cittadini dell’Ue  muoiono  ogni anno in seguito ad un tentativo di  suicidio riuscito, per la  maggior parte “legati – come sottolinea  l’esecutivo europeo in un comunicato  – ad  una malattia  mentale,  in  particolare  alla  depressione”.  Il  15%  delle  persone  che  soffrono  di depressione grave si suicida ed il 56% mette in atto tentativi di porre fine alla propria vita. “Le  vittime dei suicidi sono più  numerose di quelle degli  incidenti della strada (50.700 all’anno) o degli omicidi (5350)”, denuncia la Commissione.

    Depressione e terapia farmacologia

     

    I dati  della letteratura riportano che circa il 70% dei pazienti  in  cura con antidepressivi  hanno una buona  remissione  dei  sintomi,  mentre  circa  il  30%  non  rispondono  ad  una  prima  terapia antidepressiva. In tali casi si parla di depressione resistente. La  maggior  parte  dei  pazienti  resistenti rispondono  alla  somministrazione  di un secondo antidepressivo o all’associazione di due antidepressivi insieme. Il 3-4% dei pazienti, invece,  non risponde ad alcun trattamento farmacologico e in tali casi si parla di depressione refrattaria.